Angelo Scola nasce il 7 novembre 1941 a Malgrate da Carlo, camionista, e Regina Colombo, casalinga. Suo fratello maggiore, Pietro, diverrà in seguito sindaco di Malgrate rimanendo in carica per diversi mandati.
Partecipa all’Azione Cattolica e frequenta il liceo classico Alessandro Manzoni a Lecco. Nel 1958 incontra per la prima volta don Luigi Giussani a Lecco, durante la Settimana Santa, in alcuni incontri di preparazione alla Pasqua, e rimane colpito dalla sua figura e dalla sua predicazione; diviene quindi presidente della Gioventù Studentesca locale.
Dopo due anni di ingegneria al Politecnico, passa a filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove diviene grande amico di don Giussani. Nel 1967 Scola consegue la laurea con una tesi sulla filosofia cristiana sotto la guida di Gustavo Bontadini. Tra il 19
65 e il 1967 è anche presidente della FUCI di Milano, nominato dal cardinale Giovanni Colombo.
Prende quindi, da adulto, la decisione di diventare prete, entrando nel 1967 al seminario diocesano milanese: un anno a Saronno, quindi a Venegono, da cui esce lasciando la diocesi ambrosiana per passare al seminario di Teramo, dove verrà ordinato presbitero il 18 luglio 1970 per la diocesi di Teramo dal vescovo di Teramo e Atri Abele Conigli, conosciuto quando questi era vescovo di Sansepolcro, diocesi nella quale si era formato il primo gruppo toscano di Comunione e Liberazione. Recentemente, diverse fonti di stampa hanno riportato che Scola sarebbe stato allontanato dal seminario di Milano a causa della sua vicinanza a CL. Secondo una diversa ricostruzione (di Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa) Scola e altri seminaristi vicini al movimento di Comunione e Liberazione avrebbero fatto richiesta di ricevere anticipatamente l’ordine del suddiaconato per evitare di dover compiere il servizio militare che avrebbe comportato una prolungata sospensione degli studi, dai diciotto ai trentasei mesi; da parte dei superiori del seminario milanese (era rettore Bernardo Citterio) vi sarebbe stato tuttavia un atteggiamento di diffidenza nei loro confronti, e la richiesta non fu accolta: la decisione di recarsi in Abruzzo per ricevere il ministero del culto sarebbe stata presa anche su consiglio di Luigi Giussani e Francesco Ricci.
Nel 1969 si reca a Friburgo, in Svizzera, per continuare gli studi, conseguendo il dottorato in teologia con una tesi sul tomista Melchior Cano. Partecipa attivamente al movimento Comunione e Liberazione e collabora alla fondazione della rivista internazionale Communio e dell’edizione italiana della stessa, entrando in contatto con Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar; con quest’ultimo realizza due libri intervista.
In numerosi viaggi, ha modo di conoscere anche il mondo dell’Ortodossia. In questo, "suo grande apripista sarà soprattutto don Francesco Ricci, singolare interlocutore internazionale con esperienze e personalità cristiane dell’Europa “dall’Atlantico agli Urali”, ancor prima che cadesse il muro di Berlino".
Carriera accademica e ordinazione episcopale
Dal 1972 al 1976 dirige l’ISTRA (Istituto per gli Studi per la Transizione) dove riunisce giovani ricercatori a confrontarsi su teologia, scienze umane e filosofia.
Nel 1976 partecipa al primo convegno ecclesiale organizzato dalla CEI su “Evangelizzazione e promozione umana”, e nel programma viene indicato come proveniente da Caserta.
Nel 1979, insieme ad altri esponenti di punta di CL (Formigoni, Bagnoli, Buttiglione e Folloni) intervenne ad una lezione su temi di filosofia e antropologia tenuta privatamente a Berlusconi (che aveva da poco acquistato "Il Giornale"), Dell’Utri e Confalonieri
Inizia l’insegnamento all’Università di Friburgo, dove diviene dapprima assistente ricercatore presso la cattedra di filosofia politica e successivamente professore assistente in Teologia morale; in seguito insegna alla Pontificia Università Lateranense (1982), dove tiene fra l’altro l’insegnamento di cristologia contemporanea nella facoltà di Teologia.
Collabora, in qualità di consultore, con la Congregazione per la Dottrina della Fede dal 1986 al 1991.
Il 20 luglio 1991 viene nominato vescovo di Grosseto: riceve l’ordinazione episcopale dal cardinale Bernardin Gantin nella Patriarcale Basilica Liberiana il 21 settembre dello stesso anno. Il motto episcopale del cardinal Angelo Scola è «Sufficit gratia tua» («Basta la Tua grazia»). A Grosseto riapre il Seminario diocesano, fonda l’Istituto Filosofico-Teologico "San Guglielmo di Malavalle" e fonda la scuola media e il liceo diocesani.
Nel 1994 viene nominato membro della Congregazione per il Clero, e nel luglio 1995 rettore della Pontificia Università Lateranense e preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, incarichi per i quali nel settembre 1995 lascia la guida della diocesi di Grosseto.
Il 5 gennaio 2002 viene insignito della carica di patriarca di Venezia, succedendo così sulla cattedra di San Marco al cardinale Marco Cé; riceve dalle mani del pontefice il pallio degli arcivescovi metropoliti il 29 giugno dello stesso anno.
Nel concistoro ordinario pubblico del 21 ottobre 2003 è nominato cardinale e gli viene assegnato il titolo dei Santi XII Apostoli.
Dal 9 aprile 2002 è presidente della Conferenza Episcopale Triveneta. Nel settembre 2003 istituisce il polo pedagogico accademico Studium Generale Marcianum, che viene solennemente inaugurato l’anno successivo dall’allora Segretario di Stato, il cardinale Angelo Sodano durante la solennità di San Marco evangelista, patrono di Venezia; promuove la rivista "Oasis", pubblicazione semestrale del Centro Internazionale di Studi e Ricerche Oasis (Cisro).
A partire dall’anno accademico 2003/2004 tiene un corso, articolato in cinque anni, agli studenti di Teologia e di Diritto Canonico sull’Essenza del cristianesimo, nel quale presenta una riflessione teologica/antropologica.
Il 10 aprile 2005, nell’Assemblea ecclesiale diocesana celebrata nella patriarcale basilica cattedrale di San Marco Evangelista, dà ufficialmente il via alla sua prima visita pastorale nella diocesi con la lettera di indizione "Oggi devo fermarmi a casa tua" (Lc 19,5).
È gran cancelliere della Facoltà Teologica del Triveneto, inaugurata a Padova il 31 marzo 2006.
Dal 27 settembre 2009 al 7 febbraio 2010 ricopre anche l’ufficio di amministratore apostolico di Treviso.
Il 6 marzo 2010, in occasione della visita pastorale, ha assistito pontificalmente (cioè non ha presieduto direttamente lui la messa, ma ha benedetto il diacono per la proclamazione del Vangelo, tenuto l’omelia e dato la benedizione finale, come se fosse lui il celebrante principale della Messa, ma rivestito del piviale invece che della casula) alla Santa Messa nella forma extraordinaria del Rito Romano (messa tridentina pre-conciliare) celebrata da Padre Konrad zu Löwenstein, della Fraternità Sacerdotale San Pietro, presso la chiesa di San Simon Piccolo in Venezia.
Nell’agosto 2010, durante la sua lectio al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, ha sostenuto come la testimonianza si manifesti nell’osservanza religiosa. Ciò in polemica con i "moralisti", i più insidiosi tra i peccatori in quanto abuserebbero del richiamo a comportamenti esemplari affermando: "Diventa allora necessario liberare la categoria della testimonianza dalla pesante ipoteca moralista che la opprime riducendola, per lo più, alla coerenza di un soggetto ultimamente autoreferenziale" ; Gad Lerner commentando l’intervento ha ravvisato in tale prolusione una giustificazione dell’indulgenza verso il degrado dei comportamenti dei politici al potere. Nella stessa giornata, Scola ha elogiato Renato Farina: "sono pochi i giornalisti bravi come lui".
Nel novembre 2010 ha rivolto ai fedeli del patriarcato la sua prima lettera pastorale per "condividere" con loro "la gioia suscitata dall’annuncio della visita" che papa Benedetto XVI avrebbe compiuto ad Aquileia e a Venezia sabato 7 e domenica 8 maggio 2011.
Il 28 giugno 2011 Benedetto XVI lo nomina arcivescovo di Milano a seguito della rinuncia per raggiunti limiti di età del cardinale Dionigi Tettamanzi.
Secondo i resoconti del vaticanista Sandro Magister, la scelta di Scola (con il conseguente spostamento dalla sede patriarcale di Venezia a quella arcivescovile di Milano, fatto senza precedenti) sarebbe stata fortemente decisa da papa Benedetto XVI, anche a motivo della conoscenza di antica data tra i due (Scola aveva collaborato con Ratzinger alla redazione della rivista Communio negli anni settanta ed era stato consulente per la Congregazione della Dottrina della Fede mentre Ratzinger era prefetto). Nelle "consultazioni" indette in Italia dal nunzio Giuseppe Bertello, la nomina di Scola aveva avuto l’appoggio anche di Julian Carron, leader di Comunione e Liberazione.
Il 7 settembre si congeda dal patriarcato di Venezia e il 9 settembre, per mezzo del vicario generale Carlo Roberto Maria Redaelli, prende possesso dell’arcidiocesi di Milano.
Il 21 settembre riceve il pallio da Benedetto XVI nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.
Il 25 settembre fa il suo ingresso ufficiale nell’arcidiocesi di Milano. Nel suo saluto alle autorità e ai milanesi, lancia il suo invito: "Milano, metropoli illuminata, operosa ed ospitale: non perdere di vista Dio"; augura quindi alla Chiesa milanese di essere "capace di incontrare l’uomo alla radice del suo bisogno".
Nell’ottobre 2011 è eletto presidente della Conferenza Episcopale Lombarda.
Dal 1º al 3 giugno 2012 accoglie papa Benedetto XVI in visita pastorale all’arcidiocesi di Milano in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie (30 maggio-3 giugno 2012).
Il 3 settembre dello stesso anno, nel Duomo di Milano, presiede le solenni esequie del cardinale Carlo Maria Martini.
L’8 settembre viene pubblicata la sua prima lettera pastorale all’arcidiocesi dal titolo "Alla scoperta del Dio vicino". In essa invita i fedeli ambrosiani a "concentrarsi sull’essenziale" e a preferire "i linguaggi della gratitudine piuttosto che quelli del puro dovere, decisione di dedicare tempo alla conoscenza e alla contemplazione più che proliferazione di iniziative, silenzio più che moltiplicazione di parole, l’irresistibile comunicazione di un’esperienza di pienezza che contagia la società più che l’affannosa ricerca del consenso. In una parola: testimonianza più che militanza".