Da Lourdes a Medjugorje...
Luisa a Medjugorje
di Daniel Miot - pellegrinaggio a Medjugorje dal 23 al 26 luglio 2009
Questo racconto è un promemoria: mi servirà in futuro per ricordarmi che confidando nella Madonna, ogni difficoltà svanisce e si portano facilmente a termine progetti apparentemente impossibili. Spesso siamo noi a complicarci la vita, creando problemi dove non ce ne sono.
Abbiamo poca fiducia in noi stessi, nel prossimo, in Dio. Diamo troppo retta al cervello e troppo poco al cuore. Quando
Luisa
mi ha confessato, durante il mio recente pellegrinaggio come volontario
Unitalsi
, di fronte la grotta di Lourdes, che le sarebbe piaciuto recarsi anche a Medjugorje, ho subito pensato che un desiderio del genere, presentasse difficoltà insuperabili. La città francese, viceversa di quella in Erzegovina, è priva di gradini e ostacoli vari, è "comodamente" raggiungibile in treno, è sicuramente più attrezzata per ospitare persone costrette in carrozzina come
Luisa
.
Esaminati i vari aspetti con Emanuele, "compagno di avventura" a Lourdes come già in quel di Medjugorje, abbiamo deciso che in qualche modo la cosa andava fatta, ma più ne parlavamo e più sembrava impossibile. Siamo tornati da Lourdes il 16 giugno e nei giorni successivi le prospettive non sono cambiate di molto, anzi: indispensabile sarebbe stata la presenza di un’infermiera professionale, come anche di qualche altra persona a dar "man forte", ma l’obbligo da parte dei medici di utilizzare un’ambulanza come mezzo di trasporto è sembrato subito come il famigerato muro insormontabile, visto il costo elevato per il noleggio.
Eppure il sogno di
Luisa
non poteva rimanere tale. Già lo era stato per molti anni. Una domenica, insieme con Aldo, amico prezioso e volontario
Unitalsi
da molti anni, siamo andati a trovarla nell’ospedale dov’è ricoverata, l’istituto San Camillo ad Alberoni, Lido di Venezia. "Ti xe sicura che ti vol andar a Medjugorje?" le domanda Aldo. La risposta è stata inequivocabile: "Anni fa, mentre pregavo nella chiesa di Lourdes, si avvicina una signora con un’immagine di Maria tra le mani e mi dice «Maria ti ama!»: l’immagine era della Madonna di Medjugorje!".
Possibile non poter andare con un furgone attrezzato per il trasporto disabili al posto dell’ambulanza? Chiedi e ti sarà dato! Contatto Aldo con la speranza che possa far cambiare idea ai medici. Mi risponde la moglie: "E’ all’altro telefono che parla proprio con il dottore responsabile... ora gli riferisco la tua richiesta... intanto se vuoi, ti passo Rosetta, che per caso è qui in negozio da noi...". Ero quasi rassegnato, stavo per "gettare la spugna". Se non ci danno il permesso, inutile chiedere a Rosetta, l’infermiera conosciuta a Lourdes alla quale avevo pensato per l’assistenza a
Luisa
, di darci una mano... E poi come mai è a Venezia, lei che è di Mira, proprio in quel momento? Me la passa: "Ciao Rosetta, che ne dici di venire con noi a Medjugorje?". "Certo!" - mi fa lei - "Ben volentieri: dimmi solo quali giorni staremo via, così prendo ferie!". In quel momento Aldo si libera e mi fa: "Tutto a posto! Il dottore ci ha dato il permesso per il furgone!". In un minuto, nel minuto successivo al mio sconforto, il muro è crollato e Medjugorje è diventata più vicina.
Prenotiamo il mezzo presso una ditta di assistenza disabili, dove lavora un nostro amico, Erminio, ad un prezzo considerevolmente inferiore a quello necessario per l’ambulanza. Il sabato successivo a quella telefonata, andiamo alla festa del Redentore a Venezia, ospiti dell’
Unitalsi
e subito si sparge la voce del nostro progetto. Ne parlo anche con Renzo, un angelo di uomo, spiegandogli che con la concessione del furgone l’ultimo ostacolo è stato superato e nulla ormai avrebbe potuto fermarci. "Se vuoi, ti faccio parlare con il presidente dell’
Unitalsi
del triveneto, il dott. Donello... nella sede di Bassano hanno diversi furgoni e vedrai che saranno felici di imprestarvene uno!" - mi fa lui. Cinque minuti dopo, grazie agli splendidi amici dell’
Unitalsi
, avevamo a disposizione un furgone praticamente gratis e fissato la data di partenza per il 23 luglio, il giovedì successivo.
Ore tre sveglia per andar a prendere
Luisa
: per chi non è mai stato a Venezia, bisogna imbarcarsi al Tronchetto sul ferry boat, attraversare tutto il canale della Giudecca e arrivati al Lido, percorrere almeno una quindicina di chilometri per raggiungere Alberoni, quindi tutto il percorso a ritroso. In pratica per la prima parte del viaggio, Portogruaro - Lido - Portogruaro, che sono 150 chilometri in totale, ci sono volute quasi cinque ore, comunque piacevoli, visto anche l’attraversata in nave all’alba e l’incontro in ospedale con
Luisa
, già pronta da chissà quanto tempo.
Con lei, la comitiva è al completo: oltre a me ed Emanuele, ci sono mia moglie Loretta, sua sorella Catia, Rosetta ed Erminio. Abbiamo impiegato quasi otto ore per coprire la distanza di 700 km, soste comprese, ma a tutti è scomparsa istantaneamente la fatica della giornata di viaggio, dopo l’ultima curva, alla vista dei due campanili bianchi della chiesa di San Giacomo, con antistante la statua della Madonna. Quanta felicità esser riusciti a realizzare il sogno di
Luisa
e quali indescrivibili emozioni ha provato lei: quasi non ci credeva di essere a Medjugorje!
Anche i presunti ostacoli architettonici sono scomparsi d’incanto: non avevo fatto caso nelle mie precedenti visite, della presenza di numerosi scivoli per le carrozzelle e, tranne logicamente i monti Krizevac e Podbro, ogni luogo è stato facilmente raggiunto. Abbiamo assistito a numerose funzioni religiose nella parrocchia, visitato le varie comunità là presenti, come la "Comunità Cenacolo" di Suor Elvira, il "Villaggio della Madre" con gli orfani e "l’Oasi della Pace". Percorso la Via Crucis dietro la chiesa, dove alla fine c’è l’imponente statua di Cristo Risorto. Eccezionale, aver potuto partecipare ad una apparizione con la veggente Marja, nella sua cappella. La casa in cui abbiamo soggiornato poi, non lontano dal centro del paese, è stata una sistemazione ideale: camere al piano terra e ottima cucina di Ruzika, sempre gentile e disponibile, insieme a suo marito Karlo.
Tutti luoghi ed eventi già meravigliosi, ma che in quei giorni, hanno assunto ancor più magnificenza. E non è stato più emozionante del solito perché c’era
Luisa
. Abbiamo aiutato una persona impossibilitata a raggiungere quel posto con i propri mezzi, ma non abbiamo fatto nulla di speciale: alla fine ognuno di noi ha approfittato dell’occasione per portare con sé il proprio bagaglio di difficoltà e problemi quotidiani e quando siamo ritornati, semplicemente la valigia risultava meno pesante. Tutte le preoccupazioni iniziali, sono svanite in un attimo quando ho chiesto a Maria "aiutaci, che abbiamo tutti bisogno di Te!". E’ stato il suo aiuto che ci ha reso felici, che ha fatto diventare quest’esperienza indimenticabile. Forse in quei luoghi non ci è più vicina di quanto non lo sia già qui, a Portogruaro o al Lido di Venezia, ma forse, andandoLe in contro, siamo più predisposti ad aprire i nostri cuori ed ascoltare quello che ci dice con amore.
A
Luisa
non ho più chiesto se si aspettava qualcosa di diverso: mi è bastato guardarla negli occhi per capire che la gioia che si percepisce a Lourdes è la stessa di Medjugorje!