Augusta: una fede politicamente corretta
«Ci sarà una nuova primavera a Medjugorje ed è adesso. Questa nuova primavera si è realizzata anche grazie a tutte le persone che si sono impegnate e che sono riuscite in modo intelligente ad utilizzare i mass-media al servizio della
Madonna
.»
Cinquantatré anni, lavora in Regione Lombardia ed ex sindaco del suo paese: questa è Augusta, che fin dal 1982 si reca in pellegrinaggio a Medjugorje, dopo appena un anno e mezzo dalla prima apparizione.
Il ricordo dei primi tempi del piccolo paesino dell’Erzegovina è bello e ancora ben impresso: poche case e una fortissima spiritualità. «Dopo trent’anni» - racconta Augusta - «
la spiritualità è identica a quella che trovo oggi. E cos’è questa spiritualità? E come se l’esperienza immanente, l’esperienza della nostra storia, si apre ad un’esperienza trascendente, cioè l’esperienza del cielo. Ecco, li è il punto di unione tra queste due nostre realtà che ci portiamo dentro come persone umane, che però siamo create ad immagine di Dio.»
«
A Medjugorje si va perchè si è chiamati, lo diciamo tutti.. proprio perchè nessuno di noi andrebbe in questo paese se non per una chiamata grande, un richiamo costante, ed è come se ogni volta si tornasse alla propria casa. Li si è in pace con se stessi, ma perchè si è veri con se stessi. Siamo noi per come siamo... e così siamo accolti dalla
Madonna
, con i nostri limiti, con i nostri peccati, con le nostre fragilità.»
«Dopo trent’anni che vado a Medjugorje» - continua Augusta - «io mi sento sempre come se fosse il primo passo, come se fosse sempre il primo giorno che vado... dopo trent’anni
non si ha più l’esigenza di vedere dei segni, piuttosto che delle emozioni forti, ma c’è una gioia che nasce nel profondo di noi e va a sanare le parti che hanno bisogno di essere sanate. Forse è questo l’indirizzo che la
Madonna
ci chiede sempre: di una conversione, di un’apertura per fare in modo che Lei entri nella nostra vita.»