La croce di Benedetto XVI
«Non lasciatemi solo, pregate per me, perché io non fugga per paura dinanzi ai lupi.»
Queste sono le parole del Santo Padre durante la sua prima Messa da pontefice. Abbiamo ascoltato il suo invito? Forse si, forse non a sufficienza, forse eravamo troppo impegnati a pregare per noi stessi, per i nostri cari che soffrono o per quelli che non sono più su questa terra.
Forse davamo per scontato che la
Chiesa
e il successore di Pietro potessero cavarsela da soli, che fossero problematiche al di sopra delle nostre capacità e comprensione. Abbiamo ammirato
Giovanni Paolo II
nella sua "grandezza". Eravamo abituati all’amore che sapeva trasmettere. Gli siamo stati vicino quando, negli ultimi anni di pontificato, distrutto dalla malattia, decise di rimanere fedele al suo incarico.
Benedetto XVI
sembrava forte, pieno di energie, una roccia nel suo magistero... sembrava.
Ci siamo accorti che sbagliavamo, tardi ma ce ne siamo accorti. Ci siamo svegliati da quel torpore che ormai da tempo non ci faceva vedere le cose come stavano realmente. E ci ha pensato il Santo Padre a svegliarci. L’annuncio delle sue dimissioni è stato si un "fulmine a ciel sereno", ma di quelli che svegliano le coscienze, che scuotono gli animi.
Già nell’assemblea in Aula Paolo VI di ieri, le persone hanno ricambiato con affetto, con un risveglio delle coscienze sottolineato dal Papa: «Come sapete, ho deciso …. grazie per la vostra simpatia, ho deciso di rinunciare al ministero che il Signore mi ha affidato il 19 aprile 2005. Ho fatto questo in piena libertà per il bene della
Chiesa
, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a
Dio
la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede. Mi sostiene e mi illumina la certezza che la
Chiesa
è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e per la preghiera con cui mi avete accompagnato. Grazie, ho sentito quasi fisicamente in questi giorni per me non facili, la forza della preghiera che l’amore della
Chiesa
, la preghiera vostra, mi porta. Continuate a pregare per me, per la
Chiesa
, per il futuro Papa. il Signore ci guiderà».
Le chiese si sono riempite. Ho sentito amici da diversi luoghi e mi hanno riferito, che a partire dalla celebrazione in San Pietro, la Messa delle Ceneri è stata seguitissima. Qui da me, al Santuario di Fatima dei frati cappuccini di Portogruaro, sia alla funzione delle 18.30 e sia a quella delle 21, l’assemblea era numerosissima, con presenza anche di molti giovani.
E’ iniziata la quaresima, il periodo di purificazione. Ed in molti hanno aderito. In molti hanno risposto alla chiamata.
Mirjana da Trieste, ci ha ricordato per l’ennesima volta che bisogna pregare per i nostri sacerdoti. Sono loro il "ponte" che ci condurrà alla salvezza. Sono loro tra i primi a sostenere la croce.
«Il fatto di trovarmi all’improvviso di fronte a questo compito immenso è stato per me un vero choc. La responsabilità, infatti, è enorme. Veramente avevo sperato di trovare pace e tranquillità. Il pensiero della ghigliottina mi è venuto: ecco, ora cade e ti colpisce. Ero sicurissimo che questo incarico non sarebbe stato destinato a me ma che
Dio
, dopo tanti anni faticosi, mi avrebbe concesso un po’ di pace e di tranquillità. Sapevo che di lì a poco, dalla Loggia centrale, avrei dovuto pronunciare qualche parola, e ho iniziato a pensare: cosa potrei dire? Per il resto, fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!. In quel momento ho capito che accanto ai grandi Papi devono esserci anche Pontefici piccoli che danno il proprio contributo.
(
Benedetto XVI
, da "
Luce del Mondo ", 2010)
E il contributo c’è stato.
Vedete? I lupi ci sono, eccoli qui. Io mi faccio da parte, ma insieme preghiamo, perchè la Chiesa
è del Signore e noi tutti siamo la
Chiesa
.
Antonio Socci
, nel suo articolo "
Attenti a chi fomenta le divisioni , così parla di alcuni ecclesiastici: «...e si capisce perché si è dimesso per aprire la strada a un papa forte, energico, che metta in riga tanti bei soggettini del genere. Che sono braccia rubate all’agricoltura e andrebbero mandati a faticare raccogliendo pomodori. Anche perché non si vede come si possa definire “vulnus, ferita istituzionale e giuridica”, una possibilità come le dimissioni perfettamente prevista dal Codice di diritto canonico.
Si ha piuttosto l’impressione che i monsignori anonimi che attaccano il Papa siano quelli che temono di perdere peso. E che la buttano in caciara per salvare qualche cadrega.»
Benedetto XVI
non è forte: è umile. Ha ristabilito le cose come devono essere: si è fatto da parte per ri-consegnare la
Chiesa
nelle mani di
Dio
. Per l’amore della
Chiesa
e di
Dio
, ha messo in secondo piano se stesso, elevando la carica del ministero papale. Ora ci penserà
Dio
.
Papa Ratzinger, non è sceso dalla croce. La sua croce è diventata ancor più pesante: ha attirato su di sé critiche, giudizi, ogni male del mondo. Ha evidenziato le debolezze umane, facendosene carico. Ha offerto il fianco ai lupi, ormai più forti di lui. Non è fuggito, non ha avuto paura. Ha indicato la via. Una via che porta a
Dio
.
Lo scrosciante applauso al Papa in Vaticano e la benedizione (video di Marco Piagentini):