Quella mano amputata continua a proteggerci e benedirci
Nella notte tra il primo e il due marzo, la
statua
della Gospa sul
Podbrdo
ha subito un danno: qualcuno vi si è arrampicato sporcandola con la terra, ma soprattutto le ha spezzato il dito mignolo della mano sinistra.
E' ipotesi della parrocchia, e sono propenso a crederlo anch'io, che non sia stata opera di un vandalo, bensì di un "normale" pellegrino intento a toccarle la mano, magari per apporvi un oggetto come un rosario o un fiore. Il bello è che in molti non vedono l'ora di immortalare "l'impresa" con un selfie: basta scorrere un po' di profili su facebook e le foto saltano fuori. Proprio un bel vedere!
La scultura, non è nuova a danneggiamenti. Nel settembre 2009, subì danni al volto e l'amputazione dell'intera mano, subito restaurata da artisti fiorentini. Virgilio Baroni ci racconta le sensazioni di quel periodo, durante un pellegrinaggio con l'associazione Mir I Dobro:
«Che cosa hai voluto dire ai pellegrini di Mir i Dobro, o Madre del Signore, dall’abisso della tua sofferenza? Che cosa ci hai suggerito quando eravamo smarriti al tuo fianco ai piedi di Gesù in
croce
?»
«Da lontano sbirciavamo, timorosi, attraverso le fronde dei melograni la Madonnina bianca senza mano. Come bloccati da un amaro nodo alla gola, ci avvicinavamo più lentamente del consueto e del dovuto, non a causa del fango, ma per protrarre quell’incontro, seppur tanto desiderato.»
«Il volto, dal naso sgretolato, appariva ancor più sorridente del solito. Il mio pensiero è corso a quando uno “squilibrato” così lo definirono, colpì rovinosamente la
statua
della Pietà di Michelangelo in Vaticano. Tutti erano preoccupati di restaurare al più presto il volto sfigurato della
Madonna
, recuperando un capolavoro dell’arte mondiale che sembrava irrimediabilmente compromesso.»
«Al
Podbrdo
, il gesto con cui è stata colpita la
Madonna
assume un aspetto diverso. Questa
statua
non è, grazie a Dio, un’opera d’arte, bensì è un’opera dell’amore di Dio.»
«Accanto alla Mamma mutilata e sfigurata, c’è il Figlio in
croce
. Faccio qualche passo per avvicinarmi a Gesù che sembra ancor più inchiodato dallo stato trascurato del legno, che fa emergere tutta la drammaticità del Crocifisso. Subito i “miei” pellegrini mi seguono: ci ritroviamo in tanti sotto la Croce, affianco a Maria.»
«Le nubi scure e grasse si rincorrono trapassate e trafitte da lampi infuocati e roboanti tuoni che spezzano il cuore. Non osiamo neppure muoverci sotto quel diluvio, in quel buio opprimente. “Si fece buio su tutta la terra” (Mc 15,33). Ci sentiamo invitati a vivere, come pellegrini, nella notte rischiarata dalla speranza della fede e riscaldata dall’amore di Cristo. Ci sentiamo accarezzati e ripuliti dalla mano amputata di Maria, così come fece quel venerdì tanto lontano quanto presente, col suo Gesù appena deposto dalla Croce.»
«Una giovane copia di sposi, ad ogni lampeggiare del cielo si stringe in un abbraccio rassicurante. Si guardano negli occhi arrossati e spalancati che parlano più di mille parole mai pronunciate prima, occhi che sanno carpire pensieri mai espressi: sono le parole e i pensieri dello sguardo dell’amore che si trasforma in preghiera, che si forgia al riparo della Croce.»