Aprile mese della Divina Misericordia
La tradizione della Chiesa, ogni mese affida alla pietà popolare una devozione particolare. Aprile è dedicato alla
Divina Misericordia
.
Vorrei cominciare questa riflessione sulla Misericordia con due frasi di Gesù che dice agli Apostoli: “Siate misericordiosi com’è misericordioso il Padre vostro”; poi fra le Beatitudini troviamo: “Beati i misericordiosi, perché troveranno
misericordia
”. Ma cosa significa “Misericordia”? Ho cercato sul vocabolario e ho trovato: “Sentimento per il quale la miseria altrui ci tocca il cuore”.
Dunque, la prima definizione che gli uomini danno della
misericordia
è un “sentimento”. Mi chiedo, basta provare un sentimento verso chi è nella miseria? Come ci dice san Paolo: "vana sarebbe la nostra Fede senza la Carità" così, sarebbe vano il nostro sentimento, senza un’azione.
Vorrei tentare di vedere come Gesù vive la
misericordia
, accostandola a quella degli uomini. La prima immagine ci viene dal cantico di Zaccaria: “Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge”. Questa “bontà misericordiosa” letteralmente sono “le viscere” della
misericordia
di Dio. La
misericordia
di Dio, nel Primo Testamento, viene configurata nel grembo materno, pensata come l’amore di una madre per il suo bambino. Conosciamo anche la frase del profeta Isaia: “Si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se una donna si dimenticasse, io, Dio, non mi dimenticherò mai”. Dunque, Gesù ha espresso questa
misericordia
materna di Dio.
Ho avuto la grazia di partecipare, durante il pellegrinaggio a Medjugorje di fine 2009, inizio 2010, ad una bellissima catechesi del Card. Schonborn, Arcivescovo di Vienna che ha raccontato di aver visitato, prima di venire a Medjugorje, un centro per disabili e il primario gli ha confidato: “Eminenza, lei fra non molto tempo, non vedrà più bambini con la sindrome di Down, perché vengono regolarmente uccisi con l’aborto nel grembo materno (nelle viscere della madre – simboleggiano la
misericordia
di Dio). Diagnosticare nel grembo materno se una donna attende un figlio con la sindrome di Down, è una pratica ormai consolidata. Il risultato è che, ad oggi, (ed era il 30 dicembre del 2009) questi bambini sono diminuiti già di due terzi. Domanda, "questa è
misericordia
?”.
Il filosofo Nietzche diceva che il Cristianesimo è la religione dei deboli. Secondo lui la pietà è una cosa per uomini inferiori. Questo è scioccante ma, in realtà, la società ti induce a primeggiare, a sgomitare, a farti valere, ad importi sugli altri, costi quel che costi, a pensare a te stesso, a realizzare te stesso. Per contro, Gesù ci presenta il modello del Buon Pastore. Se noi meditassimo questa parabola seguendo l’onda del mondo d’oggi, ci verrebbe spontaneo dire che questo Pastore non sa fare i conti. Se Gesù si presentasse oggi all’esame di matematica, sarebbe bocciato, perché per lui “uno” è uguale a “novantanove” (Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, Scoprite la gioia della speranza).
Padre Jozo, in una sua catechesi, ha dato una chiave di lettura, molto interessante, a questa parabola, commentandola dalla parte delle pecore: “Noi siamo come pecore che fanno parte di un unico gregge. Una di noi si è perduta. Ho sentito delle pecore dire che fiducia possiamo avere in un pastore che ci lascia per cercarne una che ha già tentato tante volte di andare per conto suo. Egli poteva immaginare che prima o poi si sarebbe perduta. La lasci andare per la sua strada e, piuttosto, venga con noi che siamo rimaste unite a Lui e lo abbiamo seguito.
Questo è il pensiero che prevale oggi. Ne ho sentita una sola dire: "Per me, invece, è bello sapere che il nostro pastore è andato alla ricerca della nostra sorella che si è allontanata dal gregge. A me dà sicurezza e dovrebbe darne anche a voi, vedere che il nostro pastore corre dei rischi pur di salvarla. Può capitare anche a me o ad una di voi, di perdersi. Sapere che abbiamo un pastore al quale io sono importante al punto da lasciare tutte le altre al sicuro per venire a cercarmi, per me è di grande conforto”. Ecco questa è la Misericordia di Chi “non sa fare bene i conti”.
Ho trovato una frase nell’Enciclica “Ut unum sint, n. 93) in cui il Santo Papa Giovanni Paolo II° dice “La vocazione di Pietro è segno della
misericordia
che si ricollega alla triplice professione d’amore di Pietro che corrisponde al triplice tradimento”.
A questo riguardo, sempre ricordo ai miei pellegrini, prima di iniziare la Via Crucis al Krizevac quella famosissima omelia di Don
Primo Mazzolari
, dal titolo “Povero Giuda, povero fratello mio” del Giovedì santo del 1955: “…Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo Vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del Calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis?: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui. Povero Giuda. Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi mi direte: “Muore l’uno e muore l’altro”. Io però vorrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti. Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la
misericordia
di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola “amico”, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore”.
La Regina della Pace il 25 marzo ci ha detto: “Siate forti nella preghiera e con la croce tra le mani pregate perché il male non vi usi e non vinca in voi”. Quando ero chierichetto, il mio Parroco diceva “Bella tradizione quella di mettere la Croce nelle mani dei nostri defunti. Ma quale ironia della sorte sarebbe se quelle labbra, in vita, non avessero mai baciato il Crocifisso”. Nel santo Rosario noi diciamo: Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”.
E sarà proprio in quel momento del nostro transito in cielo che Lei, Maria, la Madre misericordiosa, ci prenderà per mano e ci porterà dal suo Gesù e volete sapere cosa gli dirà? A me piace pensare così: “Gesù, chiama a te questi miei figli e benedicili, perché hanno confidato nella Tua Misericordia. Non guardare le loro miserie. Tieni conto, Gesù, che quando Tu avevi fame, e ne hai avuta tanta, quando Tu avevi sete, quando Tu eri nudo, perché ti hanno spogliato di tutto quello che avevi, loro, questi miei figli, hanno cercato, anche se con fatica, di sfamarti con un pezzo di pane, di dissetarti portandoti un bicchiere di acqua fresca e ti hanno anche rivestito, quando ti manifestavi loro nelle sembianze del povero.” Maria è la tutta Misericordiosa!