venerdì 3 aprile 2015:
Il mondo ignora lo sterminio dei cristiani
Nella celebrazione liturgica "Passione del Signore" del Venerdì Santo, con papa Francesco, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, denuncia l'indifferenza delle istituzioni.
“I veri martiri di Cristo non muoiono con i pugni chiusi, ma con le mani giunte. Lo sterminio dei cristiani avviene nell’indifferenza delle istituzioni mondiali”. Due minuti di prostrazione, a terra, davanti all'altare, nel silenzio assoluto. Con questo gesto rituale, Papa Francesco ha avviato la celebrazione liturgica della “Liturgia della Passione” del Venerdì Santo, nella basilica di San Pietro in Vaticano. Dopo la lettura del Vangelo, l'omelia di padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia incentrata sui “martiri perfetti”.
I cristiani, sottolinea padre Cantalamessa, “non sono certamente le sole vittime della violenza omicida che c’è nel mondo, ma non si può ignorare che in molti paesi essi sono le vittime designate e più frequenti”. E aggiunge: “E’ di ieri la notizia di 147 cristiani trucidati dalla furia jihadista degli estremisti somali in un campus universitario del Kenya. Chi ha a cuore le sorti della propria religione, non può rimanere indifferente di fronte a tutto ciò”. Del resto: “Gesù disse un giorno ai suoi discepoli: «Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio». Mai forse queste parole hanno trovato, nella storia, un compimento così puntuale come oggi”.
Un vescovo del III secolo, Dionigi di Alessandria, ha lasciato la testimonianza di una Pasqua celebrata dai cristiani durante la feroce persecuzione dell’imperatore romano Decio: «Ci esiliarono e, soli fra tutti, fummo perseguitati e messi a morte. Ma anche allora abbiamo celebrato la Pasqua. Ogni luogo dove si pativa divenne per noi un posto per celebrare la festa: fosse un campo, un deserto, una nave, una locanda, una prigione. I martiri perfetti celebrarono la più splendida delle feste pasquali, essendo ammessi al festino celeste».
Avverte padre Cantalamessa: “Sarà così per molti cristiani anche la Pasqua di questo anno, il 2015 dopo Cristo”. Va denunciata, quindi, “la inquietante indifferenza delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica di fronte a tutto ciò, ricordando a che cosa una tale indifferenza ha portato nel passato”. Altrimenti “rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo occidentale, dei Pilato che si lavano le mani”. Ma “i veri martiri di Cristo non muoiono con i pugni chiusi, ma con le mani giunte: ne abbiamo avuto tanti esempi recenti. È lui che ai ventuno cristiani copti uccisi dall’Isis in Libia il 22 febbraio scorso, ha dato la forza di morire sotto i colpi, mormorando il nome di Gesù”.
Padre Cantalamessa esorta a «non pensare alle piaghe sociali, collettive: la fame, la povertà, l'ingiustizia, lo sfruttamento dei deboli. Di esse si parla spesso, anche se mai abbastanza, ma c'è il rischio che diventino delle astrazioni, categorie e non persone. Pensiamo piuttosto alle sofferenze dei singoli, delle persone con un nome e un'identità precisi; alle torture decise a sangue freddo e inflitte volontariamente, in questo stesso momento, da esseri umani ad altri esseri umani, perfino a dei bambini». Allora, spiega il predicatore della Casa Pontificia, «perdonare con la stessa grandezza d'animo di Cristo non può comportare semplicemente un atteggiamento negativo, con cui si rinuncia a volere il male per chi fa del male; deve tradursi invece in una volontà positiva di fare loro del bene, se non altro con una preghiera rivolta a Dio, in loro favore».
Oggi, «il problema della violenza ci assilla, ci scandalizza: ha inventato forme nuove e spaventose di crudeltà e di barbarie. Noi cristiani reagiamo inorriditi all'idea che si possa uccidere in nome di Dio», perché «il genuino pensiero di Dio è espresso dal comandamento “non uccidere”. La violenza non potrà più, neppure remotamente, richiamarsi a Dio». Osserva padre Cantalamessa: «Gesù ha vinto la violenza, non opponendo ad essa una violenza più grande, ma subendola e mettendone a nudo tutta l'ingiustizia e l'inutilità. Ha inaugurato un nuovo genere di vittoria.Vincitore perché vittima”. E noi “dobbiamo offrire il perdono anche ai nostri più accaniti nemici”.
tratto da vaticaninsider - di Giacomo Galeazzi
Nel video tutta la Celebrazione con l'omelia di Padre Cantalamessa dal minuto 50:20
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